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giovedì 25 gennaio 2018

E venne il tempo vietato alle bestie | Recensione



Titolo: E venne il tempo vietato alle bestie
Autore: Giovanni Favazza
Editore: Edizioni Amande

Prezzo:
 €.12 cartaceo
Pagine: 128
Genere: Narrativa

Data Pubblicazione:
 Giugno, 2016
ISBN:  
978-88-97681-24-3
Valutazione: 4 su 5

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Già da quell'istante Max si accorse di essersene innamorato e perduto di proposito in essa, che gli fece trovare finalmente la decisione al pensiero che si schiarì. Forse. E venne il tempo vietato alle bestie, ove luogo di sogni, passioni, e tempeste.


Il libro che sto per presentarvi parla di una storia fuori dalle righe, a tratti credo autobiografica, figlia di una scrittura rude e sfacciata, libera dal falso moralismo fetido, quello che impregna la maggior parte delle opere letterarie oggi, quelle opere dei grandi marchi editoriali. Perché rude e sfacciata? Perché lo scrittore Giovanni Favazza autore del libro “E venne il tempo vietato alle bestie” edito per Edizioni Amande(2016) è fatto così, è una persona schiva che porta poca pazienza verso i meccanismi della massa, verso il comune mortale, un uomo che preferisce i campi, il cielo stellato e l'odore della natura selvaggia alla monotonia del quieto vivere. Lui che come Max il personaggio principale di questa storia beve e scrive, ma non per darsi un tono, come fanno spesso molti pseudo scrittori, lui lo fa perché lo ha sempre fatto e lo sa fare meglio di chiunque altro. Seduto davanti al suo pc riflette sigaretta dopo sigaretta, compone liriche, racconti, pensieri e soprattutto storie di vita bruciata sotto il crepuscolo infernale di situazioni che non ricapiteranno mai nella vita.

Avrebbe potuto urlare, spaccarsi le mani di rabbia, o avrebbe potuto suicidarsi, in quel momento, così, ma i pensieri gli sì dissociavano, e da questo il suo senso di disperazione. Un senso d'inquieta insicurezza fra due decisioni; una minima di crepare, ma intensa ed una maggiore di continuare a vivere, ma misera.

Max è un animale di strada, un randagio, ma sa anche essere caldo con le donne, come avviene ad un certo punto del romanzo proprio tra le prime righe verso una ragazza che lui stesso scrivendo una poesia chiamerà Luna, perché secondo lui, lei aveva un fascino che faceva pensare alla luna. Questa storia fu per lui come un consenso dalla vita in un momento decisivo, dove prima chiedeva di morire, mentre adesso chiedeva che fosse già domani, così da incontrare nuovamente lei[...]
Mentre era sdraiato su una panca, mezzo sbronzo, Max aveva conosciuto una ragazza dagli occhi a mandorla azzurri come il cielo, e di punto in bianco senza neppure presentarsi i due si erano baciati con una passione sfrenata. Aveva assaggiato quelle labbra carnose dal sapore dolce. Gli altri attorno erano rimasti stupiti, quasi invidiosi. A loro questo non era mai successo. Era accaduto qualcosa di fuori dall'ordinario a quell'uomo triste, solitario, arrabbiato, silenzioso, ma anche ironico.
Tra le pagine di questo libro la sua vita scorre così tra un bicchiere di whisky e una sigaretta, tra il lavoro snervante di operaio, episodi bizzarri con gli amici, tra il tira e molla con questa misteriosa ragazza che s'insinua nella sua mente in un crescere di desidero sessuale non appagato del tutto, che allo stesso tempo cerca di renderlo consapevole che con lei “non sarà solo sesso”. La narrazione avrà un risvolto tragico, in un finale che non voglio per nulla rovinarvi, un finale che dovete assaporare pagina dopo pagina con la scrittura fluttuante di Giovanni Favazza.


Approfondimento

E venne il tempo vietato alle bestie racconta le vicende di un uomo che vive la vita tutta d'un sorso, potrebbe insegnarci qualcosa, forse a non prenderci troppo sul serio, o semplicemente a vivere ogni attimo come se fosse l'ultimo.

Dove te ne vai?” gli domandò il capo.
A godermi la giornata!”
Tu non combinerai mai niente nella vita!” continuò il capo.
See.” Concluse Max.
Gli altri operai osservavano in silenzio. Max saltò in macchina e partì.

Favazza mette a nudo le debolezze umane, il desiderio della carne, la passione sfrenata per quella sensazione d'ebrezza che l'alcol ti concede, una leggerezza che aiuta il corpo a mandare giù tutte le delusioni e le paure che ci circondano. Giusto o sbagliato abbiamo bisogno di tutto questo, di una persona verace che senza mezze misure ci mandi a quel paese, che ci illumini con il suo fascino cinico, che ci faccia riflettere per quello che siamo in un tempo crudele, dove sovrastano soltanto le bestie.



Fabrizio Raccis

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