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giovedì 22 febbraio 2024

Alessandra Sorcinelli, la poesia ha le scarpe rosse.

Sorridi donna/sorridi sempre alla vita/anche se lei non ti sorride./
Sorridi agli amori finiti/sorridi ai tuoi dolori/sorridi comunque./
Il tuo sorriso sarà/luce per il tuo cammino/faro per naviganti sperduti.
Alda Merini


Paul Verlaine nel suo ultimo breviario scriveva una citazione di Villiers de l’Isle-AdamSi deve scrivere per tutti, per il mondo intero…” spiegando come in pochi avrebbero capito il significato di questa frase pulsante. Oggi siamo invasi di poeti avari, da scrittori che si auto celebrano vincitori, che arrivano a fingere la solitudine per accaparrarsi la figura dello scrittore reietto. Non è di certo il caso della poetessa che stiamo per conoscere attraverso queste righe.

Ho scelto di citare la prima frase perché la poetessa Alessandra Sorcinelli ha delle qualità incredibili come la generosità artistica nei confronti di tutti, senza nessuna distinzione; per il mondo intero.

La cosa più bella della partecipazione attiva a reading, festival letterari e Fiere dedicate all’editoria è quella di poter conoscere persone che lasciano un segno indelebile della propria personalità sugli altri.

Ho conosciuto Alessandra durante un evento teatrale dedicato alla poesia contemporanea, quello che mi ha colpito di lei, oltre alle sue poesie, sono la disponibilità nell’ascoltare gli altri e capirli in modo rapido, immediato, anche soltanto leggendoli attraverso uno sguardo. Mi ha dato l’impressione di una persona che ha vissuto sulla propria pelle diverse esperienze di vita e, anche in questo caso(come per gli altri poeti citati nei vecchi articoli) la sua sensibilità arriva oltre, al di là del mare, dell’orizzonte.

Alessandra Sorcinelli è nata a Cagliari, dove ha conseguito due lauree in materie giuridico economiche, esperta in pari opportunità e diritto non discriminatorio, esperta in politiche di genere, ha fatto della poesia una forma di comunicazione dell’anima.

Organizzatrice di eventi museali, artistici e culturali, ha vinto diversi premi e menzioni speciali per la sua poesia, nazionali e locali. Ha all’attivo diverse pubblicazioni ma, quella che ho deciso di citare in questo articolo è il libro Avevo sempre le scarpe rosse, Edizioni LFA Publisher(Napoli, 2020), un libro che riesce a racchiudere la sensibilità profonda di questa poetessa che sembra esorcizzare attraverso il verso sciolto parte del suo passato, alcuni dei cupi momenti vissuti nel caotico scorrere del tempo.

Meriggio e miraggio:

ibiscus ovunque

ibiscus comunque

ibiscus qualunque.

Miraggio e meriggio:

ovunque colore

comunque nel sole

qualunque fiorire

ovunque dolore.

Miraggio l’amore.

Ibiscus in idem” poesia dalla raccolta Avevo sempre le scarpe rosse, LFA Publisher, 2020


Per un’ora lieta sempre/val la pena di dar forma/alla sostanza giacente/dentro il cuore e in ogni mente"[…] Alessandra Sorcinelli come abile giocoliere di parole, gioca, stuzzica, aggroviglia i propri sentimenti con una formula precisa, nel suo intento poetico emerge un sentimento di rivalsa dalle avversità della vita. L’amore è un miraggio che appare e scompare in questo deserto arido che concede pochi sconti a chi decide di attraversarlo. La fioritura citata nei versi precedenti cammina a braccetto con il dolore, dopo tutto anche la nascita è legata alla sofferenza, così come le esperienze di crescita, i drammi e le delusioni hanno sempre accompagnato le esperienze nella fase di crescita o meglio, di fioritura. L’ibiscus è una pianta ornamentale tra le più diffuse, nel linguaggio dei fiori rappresenta la bellezza fugace della giovinezza, e in questa poesia l’autrice sembra fare riferimento proprio al suo periodo giovanile.


Sentirsi ad ogni costo

sentirsi

sentirsi fuori posto

come conchiglia vuota

che ormai non suona più.


Sentirsi ad ogni modo

almeno

almeno un fermaposto

sulla tovaglia antica

sulla vissuta tavola.


Come ambarabaciccicoccò

siam conchiglie sul comò.


Come ricordo ormai

di un mare in lontananza

sentiamo

sentiamo ancor le onde

ma ormai siam fuori posto.

Fermaposto” poesia dalla raccolta “Avevo sempre le scarpe rosse”, LFA Publisher, 2020


In questo testo mi colpisce la brutalità del sentimento, una brutalità incantevole, meravigliosamente semplice, precisa nel comunicare il senso di inadeguatezza. Il sentirsi fuori posto su una tavola vissuta, un oggetto che ha perso il suono naturale e gioca con fare di bambina aggrappandosi ad un ricordo in lontananza che evoca le onde del passato.

domenica 21 gennaio 2024

Bullismo & scrittura: Lo scrittore Fabrizio Raccis ospite della trasmissione Sardegna Web Tv

La scrittura salvifica contro le molestie e il bullismo. "Porto ancora le cicatrici sulle mani di chi ha fatto bullismo su di me quando ero soltanto un bambino"

Il 19 Gennaio 2024 lo scrittore Fabrizio Raccis ha partecipato alla trasmissione Verso il mondo dell'arte condotta da Alessandra Sorcinelli in diretta Live su SARDEGNA WEB TV,  dove ha raccontato esperienze traumatiche che ha vissuto quando era soltanto un bambino. "Minacce e violenze erano all'ordine del giorno, per questo mi sono rifugiato nei libri e nella scrittura. Attraverso questi due compagni sono riuscito a reagire e chiedere aiuto. Anche se c'è stato un momento dove da vittima stavo per diventare il carnefice!"

Una bella intervista quella che ha visto il poeta-scrittore cagliaritano protagonista di racconti intimi sulla sua infanzia, ricordi tristi e toccanti, che hanno messo in evidenza come oggi più che mai bisogna stare attenti alla piaga del bullismo e del Cyberbullismo.  

Il messaggio dello scrittore: "Ragazzi non chiudetevi in voi stessi, parlatene, chiedete aiuto, non siete soli!"

se vuoi guardare di nuovo la puntata puoi farlo attraverso questo link:

https://fb.watch/pI_d6igDSA/


venerdì 24 novembre 2023

Gabriele Galloni, il poeta eterno giovane

"Il poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato sregolamento di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di pazzia; cerca egli stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per non conservarne che la quintessenza." Arthur Rimbaud


Nella storia di questo giovane poeta del Trullo troviamo la ribalta di un ragazzo sensibile e acuto, appassionato di poesia, che si è fatto strada attraverso le periferie del Trullo per arrivare a migliaia di giovani e meno giovani con dei versi moderni e toccanti che squarciano il tempo e lo spazio per lasciare posto ad una riflessione profonda.

Gabriele non c’è più, ha lasciato questa terra a soli 25 anni, un maledetto giorno di tre anni fa, alcuni giornali hanno parlato di suicidio ma ufficialmente Gabriele si è spento nel suo letto per un improvviso arresto cardiorespiratorio e, non è nostro compito indagare oltre.

Non si hanno mai abbastanza parole per descrivere la tristezza e il rammarico per questi tristi eventi, eppure, proprio lui attraverso alcuni articoli su una testata web, aveva indagato l’abisso, si era addentrato nei corridoi oscuri dei malati terminali per raccontarne il vissuto, il rimosso. Perché è normale oggi rimuovere la grande sofferenza, cancellare alcune delle realtà più scomode per andare avanti nel cammino impervio della quotidianità.

Gabriele era fatto così, voleva sondare L'Antartide nera raccontarne le sfumature, forse voleva portare un po' di luce tra le ombre di un argomento colmo di vicoli ciechi. Così ha fatto con la sua rubrica personale Cronache della fine, dando voce a diverse persone che hanno avuto l’opportunità di raccontare la loro esperienza, le loro emozioni vissute, un attimo prima della fine:

Nei loro occhi sono ancora invincibili le immagini ed è scoperto il tradimento dello spazio: le iridi gonfie e sazie, i palmi irriconoscibili, aperti, con una serie di ultimi gesti pretesi. Ma la vera innocenza è quel grido sovrapposto alla voce, quella conca gelata che una volta era labbro, ora più somigliante ad un puntello. Le mani di tutti si innamorano sopra i cadaveri e sono ferite che si conciliano, sani avvelenamenti, battiti appena appassionatisi.

Alcuni hanno dichiarato che questo giovane poeta era attratto dalla morte come chi cammina sul bordo di una grande piscina vuota ma, chi non lo è? Il mistero, la ricerca dell’ignoto fanno parte del nostro inconscio, sono argomenti che da sempre hanno scaturito un forte interesse. Sono deformità della realtà che ci appartengono, enigmi che l’uomo ha sempre cercato di spiegare e affrontare fin dai primi albori dell’umanità.

I morti tentano di consolarci
ma il loro tentativo è incomprensibile:
sono i lapsus, gli inciampi, l’indicibile
della conversazione. Sanno amarci

con una mano – e l’altra all’Invisibile.

***

Ho conosciuto un uomo che leggeva
la mano ai morti. Preferiva quelli
sotto i vent’anni; tutte le domeniche
nell’obitorio prediceva loro

le coordinate per un’altra vita.

***

I morti guardano alla luna come
un errore, uno sgarbo del creato;
pensano infatti che sia cosa messa
lì per illuderli (non percorribile).
L’imitazione di un antico sesso
senza ingresso né uscita né sala
d’attesa.

***